Che te ne farai
Sergio Serraiotto
Alterne correnti
Mi sei uscita così, all’improvviso,
da dietro l’angolo che quasi ci scontravamo,
come una foto scivolata dal cassetto
dov’era nascosta per non volerla strappare.
L’imbarazzo trasforma la sorpresa in luna park
Quattro parole, di rito,
di chi s’ignora per necessità,
mi scappa un complimento schivato dai tuoi occhi
e tanto basta alla memoria
per arginare rischi disimparati.
Ricordi, cara? Io sì,
il nostro male parlava poco,
la sua cortesia incespicava
tra i tuoi eterni dubbi
e le mie confusioni creative.
Finchè si faceva l’amore poteva bastare
poi, però, sarei dovuto scendere ai tuoi patti
e come puoi capire ora, che tempo n’è passato,
non ero così sicuro di poter fingere
con il tuo cuore tra le mani.
Tu non sei cambiata,
dopo tutte quelle poesie,
ti stupisce ancora dover rileggere l’ovvio,
sarà che trovare il perchè a un sentimento
rischia di essere amorale.
Allora lasciamo scorrere il fiume
fino al prossimo fortuito incontro,
tutto è relativo al chiuso della mia cucina,
lo scolo del lavandino s’intasa
regalandomi occupazioni ben più pressanti
Di cose inutili e non
Ricordami d’invidiare alla vita
le notti insonni con l’odore di benzina,
l’iridescenza madreperlacea dell’alba
e l’aria elettrica di tempesta in estate.
Ricordami che l’amore è come muschio,
s’aggrappa tenace ma si stacca tutto insieme.
Ricordami di santificare il bastone del martirio
che mi fa sentire vivo
a discapito della schiena,
da vecchio
curva e inutile.
Ricordati di dirmi ciao, come stai,
quando torno la sera
perchè è per questo
che scendo in guerra tutti i giorni,
ricordati le piccole parole sussurrate
che evaporano alla luce del sole.
Ricorda dove mi finiscono le labbra
se mai smarrirai le tue
lì le troverai
Lo sai
Come mi vorresti, come mi hai?
Sono colpa tua,
lo sai?
Sono la testa girata all’improvviso,
la felicità parcheggiata senza scontrino,
il vento che fa sbattere la porta,
sono i centimetri mancanti per arrivare alla maniglia,
il primo piano del meglio che posso
Sono la tua stella a San Lorenzo,
le notti non finite,
l’illogica coincidenza degli incontri
sono le righe pedonali che ti attraversano dentro,
sono quello che non pensi e ti costringi a sognare
Come mi vorresti, come mi hai?
Sono colpa tua,
lo sai
Spilli
L’ultima parola sarà un bacio.
Te ne sei accorta ora
che un robivecchi
ti ha svuotato la cantina dell’anima
lasciando solo l’eco dei giorni passati.
Spalla a spalla come ubriachi,
andremo,
di tanta vita resterà poco da esporre
al mercatino degli avanzi.
I baci, quelli no, teniamoli per noi
che l’orlo del cuore necessita di spilli
Migrant mother
Benedetta fantasia, tramandata
con la disciplina dell’amore
di genitore in figlio
ostinata a convertire
il disuso all’umanità,
paga il conto del nostro esistere
per il poco che abbiamo e il molto che siamo
La consolazione crolla addosso trasparente.
A ridere dei guai
ci vuole più immaginazione che coraggio,
come i primi che partirono con la valigia di cartone
legata di spago e fiori di campo
e si trovarono la speranza imbrigliata
dal rosario della nostalgia.
Alla fine bastava aspettare
per vendere i mai e regalare i sempre
Rossocroce
Dove sarò questa pallida sera,
con chi dividerò il respiro dell’angoscia.
Il melograno caduto a terra semina rubini sul pavimento
nell’alfabeto dei miei silenzi rosso è il colore della croce.
Eccomi, come volevi,
consumato dalle giustificazioni
chino al tuo soffio.
E mi chiedo
che te ne farai di un pavimento sporco,
di un uomo vinto e di termosifoni freddi
