Anni fa, quando raccoglievo opere per I Poeti di Pordenone, Poesia del Novecento, mi sono imbattuto in questo libriccino semiclandestino di Ferdinando Barbato, edito in collaborazione con Vincenzo Bòsari e dal titolo abbastanza anonimo Poesie (Club autori ed editori, Pordenone 1973). Le poesie di Barbato erano sotto il titolo, ben più esplicativo, di A Federica.
Poesia che non piace a tutti per la sua estrema semplicità, a volte banalità quasi ostentata. A tratti ridondanza. Eppure io lo trovo eccezionale nella sua delicatezza. Ciò che viene definito semplicità a me pare disarmante dettato d’amore, senza sovrastrutture o finzioni. Ciò che pare banalità a me pare quotidianità di una relazione. Meravigliosa quotidianità. Ciò che viene inteso come ridondanza a me dice una bellissima ossessione d’amore, che fa dell’altro il centro dell’universo. Il centro di ogni cosa.
E che giustifica anche una poesia di un solo verso: La mia vita è Federica.
L’amore
Il mare
i papaveri
il rosso:
Federica.
A Federica
Un nome
un amore
un attimo
un bacio
una carezza:
una donna.
La sera
Poi viene la sera.
E continuo a pensarti.
Il sogno
Il sogno mio più bello
è di stare sempre con te.
Ti amo
Ti amo Federica
amo il nostro amore
i nostri ricordi
la nostra vita che verrà.
Mi accorgo che è sera
Sono tredici ore
che ti penso.
E mi accorgo che è sera.
La vita
La mia vita è Federica.
A Federica
Un uomo si sentiva solo
aveva la tristezza negli occhi;
poi sei venuta tu…!
Camminava senza meta
pensava alla felicità
amava la bellezza
desiderava l’amore;
poi sei venuta tu…!
La solitudine lo accompagnava
l’amarezza era in lui
la vita lo deludeva;
poi sei venuta tu…!
A Federica
Ti guardo
osservo il sole;
e ti bacio.
Ti sento vicina
sento il sole
accarezzo un fiore
penso al mare…
A Federica
Un uomo si guarda intorno
osserva il mare, il sole, i fiori,
gli uccelli e i colori
osserva tutto con tristezza
melanconia
sofferenza
paura.
Poi da lontano arrivi tu…
La stazione
Sono alla stazione
mi appresto a partire
per incontrarti.
La stazione è piccola
pochi viaggiatori
un solo treno:
un treno
che mi porterà da te.
Attesa
Fra otto ore
ti darò un bacio.
Paura
Ho paura
di non trovarti a Bologna.
Il bacio
Quando tu salirai sul treno
io ti correrò incontro
e ti darò un bacio.
Malessere
Il mio sguardo è fisso
i miei occhi assenti
le mie labbra non parlano
le mie mani non si muovono
sono triste e solo:
Federica mi manca.
Il tuo volto
Il tuo volto
pulito
soave
tenero
timido
da bambina
ingenua
da adolescente
da donna
da madre
da creatura fragile
da giovinetta forte.
Io lo prendo fra le mani
e lo accarezzo.
Desiderio del mare
Desiderio del mare
desiderio di te
desiderio del tuo corpo.
Il mio cielo
Il cielo
ci osserva
ci parla
ci ascolta.
I tuoi occhi
sono il mio cielo.
I ragazzi
Un gruppo di ragazzi
giocano
liberi
spensierati
felici.
Io da piccolo piangevo
ero povero.
Adesso
piango per te.
Le case
Le case
ferme
immobili
in ognuna una storia
un amore
un bambino
la felicità
il dramma
la povertà
la miseria
l’odio
la passione
la verità
il bello
l’amarezza:
la storia di un uomo.
Urbino
Come in un sogno incantevole
mi appare Urbino
con il suo Palazzo Ducale
che domina dall’alto
con il suo verde
con le sue mura vecchie
con le sue scalinate tortuose
con le salite e le discese ripide
con la natura verde
che la circonda e l’avvolge
con gli studenti che protestano
in piazza
con le vecchiette che discutono
fuori dai portoni.
Lungo via Mazzini c’è un portone
piccolo e scuro.
Sta uscendo una donna:
è la mia Federica.
La notte
La notte è buia
silenziosa
c’è pace
tranquillità
bellezza
raccoglimento
paura
terrore
voglia della luce.
Poi ti accorgi che Federica
non c’è
e aspetti l’alba.
Mia madre
Mia madre è vecchia
mette gli occhiali per lavorare al tombolo,
prepara la minestra per la cena
non parla
è assente
timida.
Oggi le ho detto che mi sposo.
Non ha risposto
dentro di sé avrà pianto
sarà gelosa di Federica
la odierà.
Lei non capisce
che l’amo.
Continua a preparare la minestra
la guardo…
Penso a Federica.
La visita
Tra poco andrò dalla zia.
E’ vecchia
ci sente poco
è malata
mi bacerà
e mi prenderà le mani
mi farà sedere vicino a lei
e mi guarderà
non parlerà
mi ascolterà
poi piangerà.
E’ sola
mi accompagnerà alla porta
mi bacerà
mi seguirà dalla finestra
piangerà
pregherà per me.
Rimarrà sola.
Andreis
Ti ricordi di Andreis
piccolo paesino di montagna
eravamo in macchina
mi stringevi a te.
Un fiumiciattolo
delle montagne
tanto verde
tanto sole
delle case
il campanile
la piazza con il prete
il bar.
Al ritorno
io ti guardavo
e salutavo Andreis.
Il comizio
Dalle bandiere rosse
sventolanti
contadini dalle facce scavate
dai segni del lavoro
con la giacca sopra le spalle
delle donne e delle vecchie
che aspettano il ritorno
dei mariti e figli emigranti
dei bambini
operai con i fazzoletti rossi
al collo
studenti con la barba.
Un inno suona
è l’internazionale socialista.
Il compagno si appresta a parlare
il pugno chiuso della folla
si alza verso il cielo
il compagno che parla
guarda e cerca
nella folla.
E’ commosso
per poco non piange
i compagni lo acclamano
e con il pugno al cielo
cantano bandiera rossa.
Il 7 maggio
Sette maggio
giorno delle votazioni
il popolo si appresta a votare
fra poco anch’io andrò a votare
tutti i compagni andranno
a votare
voteranno falce e martello
voteranno rosso
daranno il voto agli operai.
Oggi sette maggio
la gente spera
che qualcosa cambierà.
Il voto del 7 maggio
Stamani sono andato a votare
era presto
la sezione era vuota
ho dato il mio voto
ai compagni
a tutti i lavoratori
all’Italia e al mondo del lavoro.
Il mio voto è stato rosso
come il sangue
mentre votavo
ho pensato a tutti i compagni
e ho pensato a te,
compagna.

Ricordo (a causa della mia “verde età “) quando uscì il libro, e anche alcuni commenti (non sempre positivi-per le ragioni che indichi anche tu). Bisogna sempre collocare però un libro (come ci insegna Eliot) in rapporto con gli altri libri, e, soprattutto con la dimensione storica. Si capirà, dunque, che in quegli anni poteva essere “rivoluzionaria” una poesia così disarmata, rispetto a tanto sperimentalismo (certe volte gratuito) dilagante. Rilette oggi, provo una certa tenerezza per certe ingenuità, anche se, di quei versi, magari con qualche taglio qua e là, qualcosa salverei…
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Grazie Giacomo della tua preziosa testimonianza.. in effetti anche a me piace molto, ma veraente molto, quest’opera…
Certe cose nascono per essere belle così come sono, anche con delle piccole difettosità (in fondo Venere non è perfetta proprio perchè imperfetta?).
Ci vediamo il 28, Giacomo, alla presentazione del Catalogo della Samuele Editore
Alessandro
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