Neon 80 (Editrice Zona 2008) è un altro di quei libri che mi sono stati omaggiati a Ritratti di Poesia 2014, a Roma lo scorso 12 febbraio. In questo caso, come per Anatomia del solo di Tiziana Cera Rosco, ho conosciuto anche l’autrice e proprio in questo caso specifico ho chiesto alla stessa di leggermi con la sua voce un testo del libro. Per capirlo meglio. Per entrarne dentro il corpo poetico.
Parlare di Neon 80 non mi può far prescindere dal parlare della sua autrice, Lidia Riviello. Una ragazza gentile e passionale nei modi (da buona romana) che ha un curriculum di tutto rispetto. Vincitrice del premio Delfini 2007 conduce un programma radiofonico della Rai ed è tradotta in diverse lingue europee ed extraeuropee. Neon 80 inoltre si è affacciato al mondo plurale e cosmopolita delle pubblicazioni con una prefazione del grandissimo poeta (e decisamente rimpianto) Edoardo Sanguineti, che così inizia il suo volume di poesie: I “materiali” che formano il testo di Lidia Riviello, pur dichiarandosi “volutamente accennati e provvisori”, per calcolata mimesi degli anni ottanta che intendono rispecchiare, e forse appunto per questa deliberata destrutturazione della propria struttura, sono un esempio davvero eccellente di costruzione poematica: una rappresentazione dei non-luoghi non-illuminati, in quella che può ben definirsi, ormai, come l’età del neon, per merito di questi versi: gialla terra desolata dei nostri ieri e del nostro presente. “Fatti fummo per essere al neon assuefatti”, “fatti fummo di fumo per vivere di pillole e gas”, “fatti fummo di Neon, di materia infiammabile”: così si intona l’intro. E un lungo filo, tra “fatti fummo” e “fatte fummo”, si annoda su quella che è additabile, probabilmente, quale morale ultima di questa assolutamente esemplare favola, in “Come nel wrestling”: “Fatti fummo per essere rivoluzionati e mai rivoluzionare”.
Come dicevo parlare di Neon 80 di Lidia Riviello non mi può prescindere dalla conoscenza che ho avuto di lei. Eravamo seduti su un sofà nel Tempio di Adriano e a un certo punto, per fratellanza, le ho chiesto a cosa stesse pensando. E lei mi ha raccontato di un topolino senza orecchie, con i capelli, mussulmano. Una confusione alla fin fine, quella di Lidia donna, di Lidia poetessa, tra un essere bambina innocente (la poetessa) e un essere la donna con tutto il bagaglio (il peso) di conoscenze che nella sua poesia diventano analisi della realtà, contro le necessità dell’io.
E Neon 80 nel suo debordare di versi dice tutto questo. Parla di un periodo storico nel quale Lidia era bambina, adolescente, ancora innamorata come tutti i bambini e tutti gli adolescenti della luce. Ma alla luce naturale dell’esistenza si oppone il neon, l’artificialità di una luce gassosa e anonima che viene caricata di tutte le conoscenze umane. Perchè Neon 80 è inevitabilmente un libro di conoscenza. Un libro eliotiano, un libro dantesco. Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza dice Dante nel suo Inferno. E Lidia Riviello ribalta tale affermazione rinunciando alla negazione per puntare a un più diretto e crudele Fatti fummo, dove non esiste più alcuna forma di salvezza dall’artificialità del Neon. Salvezza resa ancor più impossibile dalla lontananza del periodo storico a cui si fa riferimento, gli anni ’80.
Salvezza che non è morale, esistenziale, ma più un bisogno naturale della poetessa Lidia Riviello, del suo essere sostanzialmente una bambina innocente e pulita che cerca la luce, querelando la presenza (opprimente) dell’artificialità del Neon. Che in Neon 80 diventa perfetta metafora della Storia umana. Sociale e individuale. Culturale. Politica.
Intro
Resta fino a dissuaderci da morte l’anima nostra
da sola senza nessun paesaggio al cioccolato,
infinitesimale progresso verso la luna,
l’una o l’altra delle anime morte se ne torna in vita.
Resta fino a dissuaderci da morte
l’anima nostra contraria al corpo
per infinitesimale scarto, per un voto lasciato nullo
Resta al testo aderente
Una società perfetta, coppie a digiuno di massa
fedeli all’acero azzurro delle cliniche new age
moscerini perversi, tanto platino per gioielli su misura,
materia e antimateria e così si procede
Fatti fummo per essere al neon assuefatti
occhio per occhio, digitale celeste, anno del Dragone
fatti fummo per essere consumati.
Eravamo cigni del decennio Ottanta e fatti fummo di fumo
per vivere pillole e gas.
Quando demi moore nasceva
il Neon già arricchiva i potenti della terra e come le
mele stavamo e come i fumetti sottosopra
e le bestie splendevano placide,
nessuno superava il limite di velocità né su
autostrada né in guerra.
Cronenberg ci salvò dalla potatura dell’inconscio
Anno Ottanta tutt’intero senza forma e ci ritrovammo
a bere coca cola, l’elettronica scosse l’anima
il canto stonò e i metalmeccanici si estinsero come
antilopi
Società perfetta, di tutti, dei morti sopratutto, dei
morti con nessuno in casa col riciclo delle grandi
banconote, banche rotte oltre il mare
società perfetta restituisce ai suoi, tornati al naturale,
i debiti di un consumo artificiale, strafatto ed immortale
Sparla dellAnnoOttanta, riducilo a microsoft quello
che non fu detto fu fatto, il resto si ghiacciò nel
fondo storico, nel dato asciutto della chirurgia
plastica o nel plexiglas.
Anno Ottanta prese vita il buco dell’ozono e non potemmo
più ripararci dalla morte del giallo, vinse la
teorizzazione, e a parte il neon non c’era altra luce
contro il corpo politico, nessun antidoto che ne
diminuisse l’estensione, solo raccolte di fondi fra simili.
Fatti fummo di Neon, di materia infiammabile
Quanto corpo a noi dovuto ci è stato sottratto?
Quante evasioni magnetiche sul fondo tenero della carne
e con quanto Corpo sfuso tornammo a piedi dalla gita a
sostenere che col porco sistema ci facemmo male. Tanto
che l’anima tutta s’inanimò.
A quanto Corpo abbiamo rinunciato per il look di base
con un’anima bella chiusa in una bora nucleare?
Terra di neon o del perduto amore
tutto o’ turmiento e nu’ luntano ammore,
tutto l’ammore è nu’ turmiento antico
(Voce e notte)
La terra di neon è tenera e insidiosa,
disastrosa per le menti colte da amore
nuovo e disordinato.
Al margine di ogni strada si trova una banca diroccata,
al centro della terra una casa, con tante consuetudini e shopping,
all’aperto nessun bacio, scomparse le regole dell’incontro.
Solo i vecchi amanti trasgrediscono e resistono
al sole, con i panni dello stereotipo stesi ad asciugare.
Eppure d’un’inventiva senza precedenti si ragionava
nelle stanze della frutta, al kilo fummo pesati
tanto che scomparimmo, e neon fu
Un’ipotesi, un piano regolatore per il controllo
del gelo e del postatomico, anche del comico.
Amore da pochi e da diversi consumato
su terra rossa e volta nera:
Rossaestrema unzione, nera rifondabile,
ché non c’è consumo senza petrolio.
Che ve ne pare a voi sconfitti, di quest’amore
mai consumato e perduto
durante le contrattazioni e la spartizione dei territori?
Come la notte negli appartamenti amati
in una storia che non c’entra con il corpo
le condutture servivano a raccogliere acqua di fiore
e di limone
Mancava il tiglio, si sfuse definitivamente
quando diluimmo le sue ceneri nel Pacifico
– Dicono dalla terra di neon che si ama completamente
solo quando si rinuncia alla luce solare,
quando si accetta l’abbaglio al chiuso e si fa l’eclissi
con la torcia del campeggio.
Infatti un campo da tennis è più fertile
quando non ci sono giocatori,
quando la rete da sola, pesca il raggio verde
E il mito si sfalda nella conoscenza
della luce e allora si ama a tutto tondo
come nel cinquecento, con i modi delle streghe
si ama a forza di scendere nel buio
Ma tu ci vivi bene con me, azzeri le isterie del volo?
Sono all’apice non al successo
flavio bucci in treno che dice “fanculo amor cortese”
è l’uomo per me.
Quando le spese al castello si fecero troppo alte
bussarono i cuochi alle porte e diffusero un gas
pesticida, specie d’eros aromatizzato.
Le tempeste intessero altre piogge, si spostarono
gli amanti dal mondo degli oggetti e ambirono al sesso
solo come dominio del pensiero,
e le suggestioni, leggendarie balene,
ecco il cattivo amore, relativo al morir del sole
Per durare dovrei cedere da qualche parte
esporre il migliore quadrilatero e questa farfalla
che vive nel trionfo solo quando è in collezione
Sono fatti in serie i paradossi d’amore
si affilano al neon, si affidano alle spie,
sono come lame, le sole capaci
di rientrare in bellezza nell’oscurità
COME NEL WRESTLING
– All’alba di un dicembre di ceneri rosa
temo di rimanere in terra con il corpo.
Mi fai sentire – come dormire tutta una vita –
musica nella campagna, e va in loop la diretta tv
della battaglia lontana.
Una metafora vale l’altra nella terra del WRESTLING
un modo di lottare con il corpo d’inverno –
rino gaetano allungato in altre componenti tv.
Fatti fummo per essere rivoluzionati, e mai rivoluzionare
WRESTLING allo stato puro.
Il corpo si tende in avanti un’altra volta,
e prosciuga il pubblico.
I poeti sono così, si fanno avanti solo quando
credono di durare più del neon, in pieno giorno
Quando il neon si spense
Quando il neon si spense
ci ritirammo al buio in azione nera
senza acqua minerale senza sale e senza fare
convinti che dalla città di fronte
ci avrebbe restituito il sole.
E soffiammo due tre progetti d’alba adriatica
quando il volume delle impronte ridusse le nostre tracce
a sentieri d’IKEA, allora al controllo sociale anteponemmo
questa strana forma di iniziale, questo ricominciare
Non c’è neon che si sia spento senza un perchè
durante il giorno,
e quando i potenti della terra ci obbligarono
a mettere in ordine il vuoto sporco
allora facemmo esplodere le lampadine ad olio conservate
nelle teche dei presidenti.
Ma l’esplosione generò un silenzio
formale, come un profumo di gucci, o un tale e quale
Quando il neon si spense eravamo pochi e dentro
oggettive speculazioni
salvaniente e umidificatori per la veglia, perchè dovevamo ancora entrare
nella velocità della luce, nella stretta
E non ci vollero ascoltare nell’anno ottanta cantare
né adottare pseudonimi di rovina e resistemmo al crollo dunque
con il video, siamo di video, nuovi e originali
gatti con gli stivali, azione immediata
Noi ci salvammo solo da vampiri con i sonniferi, e da fenicotteri
con i voli.
A forza di stare intensamente nel bosco la palude si prosciuga
Fummo spenti con il neon appunto.
Dicevo.
