Alcuni quadri ed alcuni testi poetici di Gilberto Del Tedesco, che alcuni giorni fa mi ha offerto un piacevole caffè nella sua casetta tutta di legno in quel di Polcenigo (Pn). Un’ambientazione affascinante come preludio di quadri e poesie che nascono impensabilmente da colature chimiche. Tale è infatti la formazione di Gilberto, che un giorno vedendo alcune gocce cadute su un foglio di carta si è accorto che formavano una forma senza forma, un inizio, un’ispirazione. Da quelle tre gocce è nata una ricerca che mescola chimica e arte, casualità e poesia, in forme espressive che per concludersi impegnano l’autore per giorni e giorni.
Questi quadri, come queste poesie, non nascono infatti in pochi secondi, ma sono il frutto di un lavorio paziente e meticoloso, di una maestria nel saper prevedere la macchia che resterà dopo che il liquido (e nel caso della poesia, la vita) è evaporato. Un’attesa, lenta, con mani lente che ne plasmano la formazione. D’estate, preferibilmente d’inverno a detta dell’autore. Per lasciare una memoria di colore e d’intensità oltre il significato e oltre la forma.
Ma come il bianco contiene in sé tutti i colori pur non dicendo direttamente nessuno di essi, così questi quadri e queste poesie contengono nel loro intimo tutte le esperienze e tutte le vite che l’arte sa rendere consonanti, pur non dicendo direttamente nessuna di esse. Ma questa è in fondo una delle direzioni possibili dell’arte e della poesia: essere consonante pur non prendendo alcuna direzione. Colare in basso pur non scendendo. Parlare di memoria comparandola a un ventaglio.
Nere nuvole di pioggia
in questo solstizio amoroso
e poi
ardire di passione e speranza
cantando l’assoluta felicità
su rughe scolpite
da futuri virtuosi
e incerti presenti ostinati
nel silenzio dalla notte avvolti
in sudari
muta e pallida luna che ignori
Alla fine di questo lungo sonno
senza memoria alcuna
di libera scelta un fievole sospiro
vivrà
nel cuore come onda di speranza
o d’odorosa vitalba mattutina
Ai polsi stretti come ciondoli
bianchi fiori d’acacia
il maggio piovoso dilaterà
una memoria nuova
di voci echi e carezze inutili
nel vento la tua segreta assenza
Di tempo in tempo immobile l’attesa
nel sole di maggio di glicine orlato
cagionevoli alibi il profumo confonde
una grigia nube il cielo oscura
l’aria si fa vento e la memoria ventaglio
Di resina e di odorose spezie
profuma l’aria nei giorni d’estate
all’ombra
d’alberi e cespugli marini
lontana l’onda distende le sue mani
su corpi conchiglie e sabbia
liberando con rapido gesto
le tue labbra le mie carezze sui seni
prigionieri
D’umbratile felicità rivive il ricordo
fragranza
di vaporosa memoria dissolta
nei fertili meandri dell’inquietudine
e preso per mano
nel dischiudersi ozioso della primavera
Sul paesaggio parole e sguardi
si sperdono
mano nella mano
pavide promesse e grigie nuvole
attorcigliano con fil di ferro
di questo lago la malinconia
poi un’aria d’autunno
che lacera un fremito di gioia
da 14 di Gilberto Del Tedesco (Circolo Culturale Menocchio, 2014)










