In absentia su imperfettaellisse

La storia contemporanea lascia il suo segno nella poesia di Alessandro Canzian che intercetta la chiusura di un’epoca (Alle cinque un odore acre / di caldo che avanza. / Un bacio. « Fatti il segno / della croce, Silvio» cf. p. 13) e il protrarsi di una guerra che sta via via diventando una «Terza Guerra Mondiale a pezzi»: l’Ucraina come la Polonia della Seconda Guerra Mondiale (La ragazzina scorre disinvolta / i giardini di tutta Europa. / E Ucraina e Polonia. / La vita è sopravvalutata, cf. p. 26). Lungo la prima sezione della raccolta in questione, Minimalia, vediamo la guerra dal ponte di Crimea crollato (17.07.2023), attraverso gli occhi di ragazzine integre nella bufera (splendida è la serie a loro dedicata). Analizziamo uno di questi testi:

Ragazzina, vent’anni e

Un sapore di fiori sul vestito.

Un rischio per la pietra

Comandata dal Signore

O da un altro ufficio.

Come nota Martin Rueff, nella nota finale, le poesie delle tre sezioni del volume (MinimaliaSul fondoIn absentia) «sono per la maggior parte delle strofe di cinque versi (il francese usa la parola quintil), non rimate e costruite su una nitida opposizione drammatica dei tre primi versi e dei due ultimi. Così la poesia diventa un piccolo dispositivo drammatico basato sul contrasto tra una cosa vista e la sua iscrizione nella sensibilità». E la sensibilità vede l’intrecciarsi di refoli sinestetici, echi evangelici e un fulmen in clausula di indole epigrammatico-sarcastica che ci rimanda alla più cruda realtà.

La seconda sezione, Sul fondo, prende il titolo da quello che inizialmente Primo Levi aveva in mente per il suo Se questo è un uomo. Il messaggio fondamentale di Levi, cioè che la soppressione della diversità e la valutazione con due pesi e due misure abbia come “coronamento” il lager nazista, assume contorni caustici e sferzanti (la corrosività pungente sembra essere un fil rouge della raccolta):

Hanno spianato per chilometri

Qualunque cosa viva

Alberi compresi.

Conta quanti loro morti

Valgono uno dei nostri.

In tutto questo, il grande assente è proprio Dio cui è rivolta proprio la sezione In absentia: un Dio ubriaco, vendicativo e geloso, un Dio che ha vaghi ricordi di cosa sia il bene. Un Dio che, nella Genesi rivista da Canzian, passa le giornate della creazione «in un silenzio attonito» nel «rumore dell’ universo» e mai riposa (il settimo giorno non esiste nella raccolta). Queste riflessioni teologiche si alternano con l’ “enigmatica” (l’aggettivo è di Rueff) presenza di un topo che convive con l’io poetico (molteplici i riferimenti chiariti dalla nota dell’autore, dall’invasione dei topi in Friuli del 2021, all’opera L’Isola dei topi di Alberto Bertoni, pubblicata da Einaudi nel 2021, a “Universo 25” di John Calhoun, il famoso esperimento di sovraffollamento che conduce all’estinzione, in cui si rivedono, mutatis mutandis, le dinamiche umane). Questa figura misteriosa che si aggira tra i testi di Canzian sembra essere il correlativo oggettivo di Dio, la lordura, la sporcizia, il sudiciume del mondo. Se, secondo la prova ontologica dell’esistenza di Dio, per Anselmo D’Aosta, Dio è «Id quo maius cogitari nequit», per Canzian è «Id quo peius», insomma. Oppure, ancora di più. Esso è nulla; come si conclude la raccolta: «Dio / è un sinonimo di mai». 

Claudia Mirrione

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