Ho ritrovato il tuo orecchino
dopo tre, quattro anni
che l’avevi perso
– ricordi ci eravamo accampati
in mezzo al cosmo, al suo buio,
a strappare baci e silenzi
che non si può dire-.
Pareva impossibile fosse ancora
tra quei sassi
ad aspettare un lobo, uno sguardo
che dicesse “tu sei bella”.
Meno impossibile
che io fossi ancora lì a cercarlo.
E ti penso fare l’amore con lui.
Penso alla luce nella stanza,
ai vestiti ben riposti, penso
alla tenda da chiudere ancora
un po’ e alla ragnatela nell’angolo
vicino all’odore dell’armadio.
E penso che la vita sia come
quando fai l’amore con lui.
Una cosa che devi fare e
ti dà anche un po’ piacere,
ma non ti fa felice.
Dalle sette e mezza alle otto
al lidl di Maniago
è l’ora degli uomini soli.
Lo vedi dalle bottiglie di vino
e dalle lattine di birra
che fanno tutta la spesa.
Lo vedi dalla cassiera scontrosa,
dai pantaloni macchiati
sulle pance allargate.
Oggi
ho preso un Nero d’Avola anch’io.
Sabato sera in pizzeria.
Ordino per me stesso, faccio
finta di non sentire quando
la cameriera chiede “vuole
qualcos’altro?”
Ovviamente porto via
per risparmiare qualche cosa.
A lei resta una pena negli occhi
per i miei pantaloni strappati.
Non sa che almeno una volta
siamo stati tutti come Dio.
Oggi ricordo quando ti meravigliavi
che inverno dopo inverno
eravamo ancora insieme.
-che poi si dica insieme o assieme
lo posso anche ignorare come ignoro
le tue giornate, le tue stagioni
ora che l’inverno ce l’ho nelle ossa
ma tu non ci sei.
E devo comunque sopravvivere-.
Non ti ho mai portata al Castello.
Da lassù puoi vedere un mondo
fatto di montagne, di bestiame,
di muggiti fantasma
che già pensi bianchi, di bordi
su cui la pioggia incontra gli alberi.
Lì conosco poeti
di cui non potrò parlarti.
Lì conto le armature alle pareti.


La poesia italiana contemporanea porta con sè un programma di tematiche che proliferano di aura profonda dai molteplici significati sociali. L’individualità poetica si fonda con quella realistico/sociologico: così la poesia rimette in discussione le incongruenze metodologiche e scientifiche del novecento tracciando mappature e ipotesi che approdano negli abissi psicoculturali e ambientali umani (emotivi/viscerali/corporali). Il ‘luogo’ appartato ampiamente storicizzato da Caproni, Giudici diventa un confine di coscienza praticato da una moltitudine alienata: nel paesaggio emozionale avviene una compiutezza espressiva, illustrata.
Complimenti!
Rita Pacilio
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Grazie mille – onorato
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belle poesie che riassumerei, se ciò mai sia possibile, ne modificare allargando il titolo così: “versi dell’esilio da se stessi”.
Auguri a te Alessandro.
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Davvero belli e interessanti questi versi, complimenti, me li gusterò ancora.
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Grazie mille Matteo
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Quelli aggiunti sono versi un pò vecchiotti, ma che sto sistemando con i nuovi per confezionare bene o male un libro e chiudere così un capitolo della vita – mah
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Nelle prime due poesie c’è come un fondo cupo che non fa esprimere appieno la poesia (ciò che si vorrebbe dire), cosa che invece nelle altre riesce molto ma molto bene. Faccio i miei complimenti al poeta.
giuseppina
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Grazie mille Giuseppina del riscontro – sono molto d’accordo con la tua analisi
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sempre, sempre, sempre la stessa minestra…adesso mi devo per forza chiedere una cosa: o tutti i poeti vengono mollati, oppure tutti quelli che vengono mollati diventano poeti. io spero che no, altrimenti noi poveri single che davvero ne capiamo di poesie , e più di voi, restiamo senza editori a darci corda
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Posto che purtroppo condivido con te la posizione da single, anche se ancora spero nella donna che amo, direi che continui a generalizzare. Io faccio così, ed è un mio limite che io stesso riconosco. Non tutti.
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