Non so chi ti abbia impoverito il cuore – ancora su Albicocco

pignatelli

In questi giorni ho già parlato della mostra dello stampatore d’arte Albicocco a Maniago (qui, con inoltre una mia piccola raffazzonata raccoltina di poesie che ho voluto accostare a dei quadri che ho visto nella mostra, qui, o meglio all’impressione chiaroscurale di quei quadri).

Oggi voglio condividere un ulteriore aspetto di questo stampatore eccezionale che è anche Editore, Editore d’Arte che significa di resistenza, di frontiera nel momento in cui intendiamo la poesia come frontiera di tutto ciò che comunemente viviamo, come limite valicabile ma temuto appunto perchè borderline, come momento prezioso che solo certa follia si ostina a mantenere.

Questi sono alcuni testi che si possono trovare tra le varie stampe della mostra. Preziosissimi. Da leggersi piano accanto alle immagini di inimmaginabile bellezza. Come quella di questa copertina: un Luca Pignatelli di quest’anno, maniera a zucchero.

Non so chi ti abbia impoverito il cuore
ma so che certamente era un abbaglio
quella finestra nata sul cortile
e poi chiusa di colpo.
Si rinnova un antico contratto
di sfiducia contro il vento
sicuro della pace.
Tu non sai Luca
quanti tradimenti si consumano
tra queste mura quando io tremo
nel mio letto
e non ho un canto che mi riacconsoli
e penso sempre di prendere un treno
che mi porti lontano dall’Italia
dove si canta e si finisce il cuore.
Ti do queste mie carte insanguinate
perchè io giro con lo sguardo altero
lungo il naviglio e non ho più respiro
e sono morta col suo amore.

Sciare paesaggi da lasciare.

Scaltro, scalzo, ribelle della sorte
cuneo nel callo della morte.

A CORRADO

Quanti anni sfumati nel tempo;
mi rimane un vago ricordo:
fu emozione, entusiasmo, sorpresa,
alla vista della prima incisione.
Quante lastre da allora ho segnato,
foglie, fili d’erba, fiori, farfalle,
ma la piuma ha tanta magia
da spronare l’impulso al mio cuore
per sedurre l’idea di creare,
meditando;
ora guardo lontano
e il pensiero mi guida la mano…
mi domando: qual è quel mistero
che comanda l’azione al pensiero?

UNO

Dentro di me c’è un muro
teso e sereno
come un tamburo che nessuno suona.

E intorno il vostro coro, care case.

finita la trappola che sto costruendo
accatasto lamiere e resine
depongo ceneri di spenti rancori,
smalti che scolmano al tuo fianco
per cunicoli e vene
dentro il calco rappreso del cemento;

porto in salvo quello che tradirò

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