Ma cosa è successo?

Sta accadendo l’impensabile nel (già povero) settore dell’Editoria italiana di poesia. O forse sta accadendo l’assolutamente prevedibile, l’elefante nella stanza annunciato da tempo. Adesso, proprio adesso in quest’afa soffocante di giugno. No, mi correggo, in realtà è già da un po’ che ci siamo avviati verso tale felice china di libertà e democrazia e non l’abbiamo voluto capire.

Ma cosa è successo? Riuscire a pubblicare un libro è sempre più difficile, certo tolti quegli editori agili con cui bene o male è facile uscire entro l’anno. Il Saggiatore si dice aprirà una collana di poesia ma, santoddio, solo per stranieri. Gli italiani no.

Ha torto? Ha ragione? Fazi a parte il buon Damiani non vuole saperne di poesia, Nottetempo ha chiuso la collana. Utopia solo grandi stranieri (e togliamoci il cappello di fronte alla bravura di questi ragazzi). Da un altro punto di vista vediamo editori come Donzelli, Crocetti, pubblicare anche (relativamente) giovani come l’interessante Federico Italiano (Donzelli) o l’amico Giovanni Ibello (Crocetti).

Nella medio-piccola editoria non va meglio. Se con Einaudi sai che devi aspettare quattro anni di default, con Marcos Y Marcos potrebbero non essere molto diverso. La lista ovviamente non si ferma qui ma comprende, ad esempio, Aragno ma anche la piccola ma bella AnimaMundi.

Ce ne sono altre di cui però non sono a conoscenza (diretta) dei tempi di pubblicazione. Sto pensando a La Nave di Teseo che si sta imponendo con scelte molto particolari e specifiche. Sto pensando a Le Lettere, Elliot, Interlinea ma anche Il Ponte del Sale e la bella Tic Edizioni.

Cos’è successo? Parlo da Editore anch’io: abbiamo pubblicato troppo. Ormai ogni due giorni si urla al capolavoro degli ultimi anni (cit. Umberto Piersanti), classifiche come quella di Poesia del Nostro Tempo (mi appoggio a loro perché noi di Laboratori Poesia non le abbiamo mai fatte) mostrano la bulimia ricorrente di edizioni a partire dal censimento del numero di uscite nel 2022 (Nulla Die: 43 titoli – quasi uno alla settimana; Puntoacapo Editrice: 65 titoli – uno ogni 5 giorni; Ensemble: 85 titoli – uno ogni quattro giorni; Eretica Edizioni: 59 titoli – uno ogni sei giorni).

L’Editoria di poesia è diventata un luogo spesso incomprensibile, ancor più spesso perfettamente aderente e rappresentativo della peggiore italianità (dalla politica al piccolo ufficio d’impresa). Più che Zalone è Cetto La Qualunque che fa pensare. Dove tutti vogliono il proprio spazio il palco si spezza e cade e quel che resta è la bassissima liquidità di un settore che ha solo l’insegna come vessillio, come aspirazione, e come diretta conseguenza la caduta di uno sciocco Icaro.

Che bella immagine però sarebbe Icaro come poeta. Figlio di un inventore e di una schiava presume se stesso così alto e grande da cadere e svanire (non per nulla la sindrome di Icaro è un narcicismo che dalla sovrastima di sé porta al fallimento). La cosa triste è che Icaro non cade più da solo, ma porta con sé tutto e tutti quanti gli stanno attorno.

Abbiamo pubblicato troppo, abbiamo urlato al genio per poeti che al momento appaiono poco più che mediocri (uso questa formula non per un blando politically correct ma perché è poi la Storia a decidere, e la Storia fa sempre quel che vuole), abbiamo visto autori e autrici scalare posizioni usando tutto all’infuori del testo.

E adesso? Adesso si limita tutto, ci si ritrae nel guscio. Si veda Stampa 2009 (10 titoli), Tlon (2 titoli), L’Arcolaio (10 titoli), Vydia (4 titoli), Pietre Vive (5 titoli), Taut (4 titoli). Anche Pordenonelegge con la Gialla e Gialla Oro, nel passaggio da Lietocolle a Samuele, ha deciso con la nuova direzione (Gian Mario Villalta, Roberto Cescon, Alessandro Canzian, Augusto Pivanti) di scendere da 8 a 6 titoli. E noi della Samuele Editore (che comunque non abbiamo mai pubblicato più di 8/10 libri l’anno + pordenonelegge negli ultimi tre) come abbiamo preannunciato al Salone del libro di Torino chiuderemo dopo 15 anni la Collana Scilla per riaprirla come Nuova Collana Scilla. Nuova veste, 4 titoli l’anno su invito.

Basterà? Non credo proprio. I guai nel settore non mancano: si pensi al nuovissimo Premio Strega Poesia con le infinite polemiche per la decisione di pubblicare la lista dei libri inviati dagli Editori con conseguente mail del Premio in cui si intimava (tardivamente) di non far uscire nulla in quanto non erano i finalisti. Polemica che non ha fatto bene al Premio stesso, data la rassegna stampa non proprio a livello di quanto ci si sarebbe aspettato (ma sappiamo di articoli in preparazione in prossimità di ottobre, quindi vedremo con curiosità quel che accadrà). Si pensi anche al volumone (ma non è proprio un guaio) di Tommaso Di Dio in cui si rinuncia non solo alla funzione autoriale, ma addirittura a una qualsivoglia oggettività nella scelta per una dichiarata posizione personale. Il che appare incredibilmente coerente e pertinente con i tempi (si legga l’intervista di Roberto Cescon a Tommaso su pordenoneleggepoesia.it).

Quale aria si respira dunque? Confusione, tanta confusione. Inaccettabilità della non democraticità della cultura quanto desiderio dei 15 minuti di notorietà che tutti, ma proprio tutti, scioccamente pensiamo imperituri.

Quindi domandiamoci di nuovo: cosa accadrà adesso? Il divario tra grande e medio-piccola editoria si è allargato enormemente ma, al contempo, è finito il periodo in cui la medio-piccola ereditava le preziosità che non trovavano collocazione nella grande. Ora anche la medio-piccola inizia ad assumere le dinamiche della grande mettendo paletti pur di non soffocare le opere, di non farle sparire appena uscite dalla tipografia.

E gli autori? Bella domanda. A mio avviso i veri autori cominceranno a presentare sempre meno le loro opere, ad accettare sempre meno le comparsate a eventi o altro. La spersonalizzazione dell’autore di Di Dio diventerà la conditio sine qua non per permettere la letture prima che per scrivere. Due presentazioni, quelle importanti, poi basta. Volete recensire? Grazie, fate vobis.

Io credo che al chiacchiericcio di sottofondo del popolo dei poeti si opporrà il mutismo volontario dei testi.

Staremo a vedere.

3 pensieri su “Ma cosa è successo?

  1. È complicato… molti editori propongono un impegno economico ( assai poco etico) agli autori, comprese case editrici affermate. Non vogliono assumersi rischi… il che, oltre ade essere demotivante, è assai triste. Poi, succede che, tra le varie proposte, trovi chi è disposto a pubblicarti. E speri solo di non essere una meteora… una delle tante. Vale per la poesia, vale per la narrativa…

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